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Il Modello di organizzazione ex D.lgs. 231/2001 rappresenta sicuramente un “caso di successo” dal punto di vista normativo. Ciò ha comportato, oltre a fenomeni di clonazione in contesti normativi stranieri – quali ad esempio quello spagnolo, francese, inglese e svizzero – un’estensione del valore normativo di tale strumento nel sistema italiano.
A richiamare la valenza e la necessità del Modello 231 è, ad esempio, il sistema delle misure di prevenzione disegnato dal Codice Antimafia, e in particolare il Controllo giudiziario previsto dall’art. 34-bis del D.lgs. 159/2011.
Tale aggiornamento normativo si aggancia a esperienze di applicazione del Modello 231 con finalità di bonifica in conseguenza di interdittive prefettizie. Anche in quest’ambito i professionisti di Neostudio sono stati tra i protagonisti fin dalla fase “embrionale”.
Vediamo di ricostruire uno dei casi di intervento.
Il cliente
Una Società con sede nel Nord Italia e operante da quasi cento anni nella produzione e commercializzazione di inerti e prodotti per l’edilizia, più recentemente entrata nel settore dei lavori pubblici.
Problematica da risolvere
La Società qualche anno fa viene colpita da un’interdittiva antimafia, a causa principalmente della presenza di rapporti con fornitori riferibili alla criminalità organizzata. La Prefettura ritiene che questi rapporti siano in grado di condizionare le scelte della Società stessa, facendone un veicolo di infiltrazione nel sistema degli appalti pubblici.
All’interdittiva consegue la revoca delle commesse pubbliche e il divieto di partecipare ad appalti pubblici, nonché ostacoli rispetto all’accesso o rinnovo di concessioni e licenze strumentali all’esercizio dell’attività.
La Società di fatto entra in un limbo dal quale può uscire solo dimostrando che il condizionamento non è più sussistente.
Il nostro intervento
Poiché il Modello 231 è finalizzato anche alla prevenzione dei reati di criminalità organizzata, il gruppo di lavoro di cui Neostudio fa parte ipotizza che si possa estenderne il valore dalla prevenzione dei reati alla prevenzione delle infiltrazioni.
Questo porta, in particolare, alla creazione di un articolato sistema di qualificazione dei fornitori e di controllo sul blocco dei rapporti con i fornitori non qualificati, tramite sistemi organizzativi, procedurali e informatici sul fronte amministrativo-contabile e del controllo degli accessi alle aree aziendali.
Risultati ottenuti
La Società presenta alla Prefettura il sistema adottato e gli esiti dell’applicazione. La Prefettura invia il gruppo interforze per una verifica sulle attività svolte e un controllo sui rapporti in essere con clienti e fornitori. All’esito di tali controlli la Prefettura procede ad aggiornare l’informativa interdittiva in senso favorevole alla Società, che torna a iscriversi in white list e a operare pienamente sul mercato pubblico e privato.
Interdittiva antimafia e modello organizzativo 231: cosa è cambiato
Questa attività ha avuto sicuramente un ruolo “pilota” rispetto al dibattito che si è successivamente creato in merito ai possibili strumenti di bonifica in caso di interdittiva prefettizia.
In tale contesto, il Codice Antimafia è stato aggiornato prevedendo il Controllo Giudiziario di cui all’art. 34-bis che può essere adottato dal Tribunale Misure di Prevenzione anche su richiesta della Società destinataria di una interdittiva prefettizia.
Dove il Tribunale ammetta la Società al Controllo Giudiziario, il Controllore ha nel suo mandato il compito di promuovere, aggiornare o verificare un Modello 231 finalizzato alla prevenzione dei reati di criminalità organizzata.